14 aprile 2001

I colombari di Orvieto - Orvieto (TR)

Partecipanti: Marco Nardelli, Ambra Nardelli, Claudio Nardelli, Caterina Ghiani, Ofelia Ghiani, Silvano Lo Russo


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Dopo aver visitato il magnifico Duomo decidiamo di entrare nei cunicoli tufacei della Orvieto sotterranea. Nel frattempo ha iniziato a nevicare ed entriamo all'ufficio del turismo per acquistare i biglietti d'ingresso con visita guidata.

La prima parte del giro (molto preparata la ragazza che ci fa da guida) comprende le cave di pozzolana sotto la scarpata del masso tufaceo su cui poggia Orvieto (scopriamo che l’origine dello sperone di tufo è vulcanica e che risale a parecchi milioni di anni fa). Furono prima utilizzate dagli etruschi che installarono nel sito originario di Orvieto (chiamata Vezna) una fiorente città.

Le cavità mantengono una temperatura costante di 14 gradi e sono state sfruttate sin dall’VIII secolo a.C. come cantine per conservare l’olio (ci vengono mostrate le macine per la spremitura delle olive, in uso fino al XIII secolo d.C.). E’ visibile nel primo tratto un ambiente adibito a mulino (le macine venivano fatte girare da animali da fatica).

Distribuiti con una densità notevole nelle cave sono i pozzi per il prelievo dell’acqua dalle falde sottostanti il masso tufaceo. Ci spiegano che sotto le decine di metri dello spessore del tufo c’è uno strato argilloso impermeabile sul quale poggia la falda acquifera e che gli etruschi cominciarono a sfruttare sin dai primi periodi. Le profondità dei pozzi giungono fino a 60m. La frequente distribuzione dei pozzi sotto le cave testimoniano il notevole grado di civiltà raggiunto dal popolo etrusco che, si suppone, portò ad avere l’acqua corrente in quasi tutte le case.

La cava di pozzolana fu sfruttata anche in tempi più recenti per la costruzione di edifici nella città soprastante. In alcuni punti lo sfruttamento è stato eccessivo ed è stato necessario puntellare con colonne di rinforzo la cava per evitare cedimenti della volta. La seconda parte del giro conduce in altri ambienti ai quali si accede attraverso ripide e strette scalinate scavate nel tufo.

Gli abitanti della città divenuta in seguito Orvieto (da Urbs Vetus, città vecchia), con il ripopolamento avvenuto nel XIII secolo dopo alcuni secoli di totale abbandono del sito (i Romani saccheggiarono la Urbs etrusca dopo quasi 2 anni di assedio e la incendiarono e distrussero completamente; i nobili etruschi sopravvissuti furono trasferiti a Bolsena dove fondarono la Nuova Volsinii), sfruttarono queste antiche cavità per i fini più disparati. L’utilizzo più frequente era come rifugio per l’allevamento dei colombi (colombari) per il commercio e l’alimentazione personale.